IVAN ROBERT MARKO MILAT (1944-?)

Luogo omicidi: Australia - Nuovo Galles del Sud.
Periodo omicidi: 1989-1992.
Vittime: 7+, autostoppisti (5 ragazze, 2 uomini).

Ivan Milat è il quarto di dieci fratelli e quattro sorelle, nato a Sydney da genitori emigranti jugoslavi, e cresce nella periferia sudoccidentale della città. Non si conoscono particolari traumi durante la sua infanzia, ma, a 17 anni, inizia la sua precoce carriera criminale, quando viene accusato di furto e viene affidato al servizio sociale. Due mesi dopo, viene condotto dal giudice una seconda volta per aver fatto irruzione in un appartamento, sempre allo scopo di rubare, e viene mandato in un riformatorio per sei mesi. Nel 1964, riceve una condanna a 18 mesi di carcere per due imputazioni di furto con scasso e, subito dopo il suo rilascio, ruba un auto e commette altri furti, venendo condannato ad altri due anni di carcere. Liberato sulla parola nell'aprile 1967, viene di nuovo rispedito in prigione per tre anni per altri reati. Nel giugno 1971, rapina a mano armata un negozio e, tre giorni dopo, svaligia una banca. Mentre è ricercato dalla polizia, scappa in Nuova Zelanda per evitare l'arresto. Alcuni dei suoi fratelli, coinvolti con lui nelle rapine, sono invece arrestati e imprigionati. Nell'aprile del 1971, Milat era stato anche accusato di stupro condotto ai danni di due autostoppiste adescate lungo l'autostrada che collega Sydeny a Melbourne. Entrambe le ragazze dichiarano che il loro aggressore ha minacciato di ucciderle se non si fossero sottomesse a fare sesso con lui ("Sto per scoparvi entrambe e, se non volete, vi ammazzo senza pietà"). Quando torna dalla sua fuga in Nuova Zelanda, le accuse di stupro sono cadute perchè le ragazze hanno paura di testimoniare in tribunale. Fra il 1989 e il 1992, sette autostoppisti in vacanza vengono brutalmente rapiti, derubati, stuprati e assassinati, e i loro cadaveri vengono nascosti nella foresta di Belanglo a sud di Sydney. Milat pugnalava selvaggiamente le sue vittime con un coltello da cacciatore dalla lama molto grossa. Usando il coltello, lesiona la spina dorsale delle vittime per causarne la paralisi e poterle violentare e torturare a suo piacimento e poi le uccide, strangolando e pugnalando ripetutamente; per essere sicuro che siano morte, spara alcuni colpi con una pistola e decapita i cadaveri. Arrestato nel 1994 grazie anche alla descrizione fornita da un uomo che si è salvato da un aggressione del 1990, Ivan Milat rifiuta di confessare e continua ostinatamente a dichiararsi innocente, nonostante la polizia abbia trovato a casa sua (una fattoria dove vive con alcuni suoi fratelli a pochi chilometri di distanza dalla foresta in cui sono rinvenuti i cadaveri) nastro adesivo e corde identiche a quelle usate per legare le vittime. Viene processato nel 1996 e condannato a sette ergastoli senza possibilità di libertà sulla parola. Nel maggio 1997, Milat tenta di evadere, ma viene immediatamente catturato e rinchiuso in una cella di isolamento. E' molto probabile che Milat abbia commesso alcuni omicidi con l'aiuto dei fratelli, ma non sono state mai raccolte prove sufficienti per procedere a un'incriminazione per complicità e la polizia è anche convinta che lui abbia commesso altri omicidi, a partire dalla sparizione di due autostoppisti nel gennaio 1979.